Balneari, no allaumento incondizionato dei canoni demaniali
Pagare tutti ma al giusto prezzo
Nel documento di Economia e Finanza (DEF), appena licenziato dal Governo e di prossima discussione in Parlamento, vi è un capitolo riservato alle concessioni demaniali all’interno del quale viene trattato il comparto delle concessioni demaniali marittime.
Particolare attenzione è dedicata al problema dei canoni demaniali ricordando che a partire dal 1° gennaio 2017, al fine di contrastare l’evasione e consentire un più efficiente monitoraggio degli introiti, è stato introdotto il modello F24 Elide per il loro pagamento.
Inoltre si fa riferimento alla parte del ddl di delega per la riforma delle concessioni demaniali, appena approdato alla Camera, nella quale vengono tracciate le linee di indirizzo per un nuovo sistema di calcolo.
Sorprende in questa parte del documento una ‘specie di previsione’, del tutto estranea ai contenuti del disegno di legge, con la quale si immagina che “qualora si provvedesse, come unica misura di revisione, al rialzo dei parametri per il calcolo dei canoni, (importi al metro quadrato), si potrebbe avere un raddoppio del gettito rispetto a quello incassato negli ultimi anni”. Metodo che, se adottato, farebbe venir meno quella necessità di riequilibrio rispetto all’attuale sistema di calcolo, che è ben richiamata nel testo del disegno di legge, e che fa sorgere in una categoria già in fortissima tensione il dubbio, se non la certezza, che troppo spesso ci siano forti e incomprensibili discrasie tra gli obiettivi politici annunciati e i documenti tecnici che dovrebbero supportarli.
“Credo sia noto a tutti gli addetti – afferma Riccardo Borgo, Presidente del S.I.B. Sindacato Italiano Balneari aderente a FIPE/Confcommercio – che con l’attuale sistema, in vigore dal 2007, si sono create forti sperequazioni e che qualche centinaio di imprese rischia il titolo concessorio o il fallimento per non riuscire a pagare canoni esorbitanti. Ed altre centinaia per la stessa ragione hanno subito danni gravi ed irreparabili agli equilibri economici delle loro imprese. Aggravare tale sistema raddoppiandone i parametri si otterrebbe il bel risultato di allargare sempre di più le sperequazioni tra chi paga poco e chi troppo portando a morte certa qualche migliaio di imprese”. Non ci pare esattamente l’obiettivo cui tende il disegno di legge: superare i valori OMI per i pertinenziali e trovare una soluzione per le situazioni pregresse, fissare valori tabellari in grado di assicurare i necessario riequilibrio del sistema. Se poi il risultato di questa operazione sarà quello di portare maggior gettito allo Stato ne saremmo ben lieti.
“E’ da anni che chiediamo con forza – continua Borgo – anche per uscire dalla facile demagogia che non ci giova e dalla scarsa conoscenza che la alimenta, di rimettere mano al sistema così da renderlo davvero equilibrato, tarato sulle realtà territoriali che lungo gli 8000 chilometri della costa italiana sono molto diverse e articolate, in grado di garantire sicuro e adeguato gettito per lo Stato. La prima proposta concreta condivisa con le regioni risale addirittura al lontano 2008”.
Attuare i suggerimenti che traspaiono dal DEF vorrebbe dire fare l’esatto contrario di quanto serve: non solo alle imprese ma anche alle casse dello Stato.
“Credo che mai come in questo caso valga il vecchio adagio: pagare tutti per potere pagare tutti il giusto, conclude Borgo. Individuare il “giusto” richiede un lavoro difficile, preciso e molto attento: per parte nostra siamo pronti. Ma, per cortesia, evitiamo ancora una volta semplificazioni che il problema, anziché risolverlo, lo aggraverebbero ulteriormente scatenando un forte contenzioso su tutto il territorio”.
18-05-2017